Fratelli Mancuso: un po’ di Umbria nei vincitori della Targa Tenco

fratelli mancuso

Dopo il Premio Loano per il miglior disco dell’anno, i Fratelli Mancuso con Manzamà (edito da Squilibri) vincono anche la Targa Tenco per il miglior album in dialetto, il massimo riconoscimento in italiano per la canzone d’autore, deciso da una Giuria composta da circa 350 giornalisti, critici musicali ed opinionisti: e, assieme a loro, sul palco dell’Ariston di Sanremo ci sarà non solo l’eccellenza della cultura siciliana, sedimentata nella memoria dei due musicisti, ma anche un qualche profumo della terra umbra che hanno eletto a loro patria adottiva, una volta rientrati dall’estero.

Nativi di Sutera, in provincia di Caltanissetta, i Fratelli Mancuso, Enzo e Lorenzo Mancuso, emigrano negli anni’70 a Londra dove, per otto anni, lavorano in fabbrica, mentre nel tempo libero, a contatto con circoli e teatri, iniziano a ricomporre i frammenti del patrimonio musicale della loro terra. Ritornati in Italia, nel 1981, eleggono a loro dimora Città della Pieve dove tuttora vivono e da dove intraprendono questo straordinario scavo di recupero e trasfigurazione dell’eredità siciliana radicata nella loro formazione: e da più parti si reclama che venga conferita la cittadinanza onoraria a questi due umbri adottivi che tanto lustro nel mondo stanno dando alla cittadina in provincia di Perugia. Del resto è sempre in questa cittadina al confine con la Toscana che i due fratelli hanno fatto ritorno ogni volta, nelle diverse tappe che ne hanno consacrato la fama nel mondo. Una condizione, la loro, deliberatamente assunta nella convinzione che la “Sicilia è come un fuoco: da lontano riscalda, da troppo vicino rischia di bruciare”: e non è forse un caso che ai due fratelli sia stato assegnato anche il Premio “Talenti Umbratili” destinato a quanti rifuggono dalla ribalta e che, forse anche per questo, spiccano per l’originalità e la profondità dello sguardo che rivolgono al mondo.

Decisivo per la loro carriera è stato l’incontro con Joaquin Diaz, il grande etnomusicologo spagnolo, monumento vivente del folklore iberico, con il quale avviano un rapporto di collaborazione che sfocia nella pubblicazione, in Spagna prima che in Italia, dei loro primi due CD, Nesci Maria (1986) e Romances de alla y de aca (1990). Nel 1993, dopo aver dedicato un altro CD al loro paese natìo, vincono il Premio Recanati. Nel 1997 pubblicano il CD Bella Maria, e partecipano, come compositori e attori, al film Il talento di Mister Ripley di Anthony Minghella, inaugurando una collaborazione con il cinema e il teatro d’autore che dura tuttora e che ha un suo riferimento privilegiato nelle opere di Emma Dante. Nel 2013, alla 70a edizione della Mostra del cinema di Venezia, vincono il Premio Sound Track Stars e, l’anno dopo, ottengono la nomination al Globo d’Oro e al Nastro d’Argento per la colonna sonora del film Via Castellana Bandiera della regista siciliana. Da ricordare ancora, nella loro discografia, Italian Odissey, inciso nel 2000 per la Putumayo World Music Records, e distribuito in tutto il mondo, Cantu, del 2002, e il cd edito ancora una volta in Spagna, nel 2004, Trazzeri.

Compositori e polistrumentisti animati da una vena poetica e musicale di assoluta originalità, in Manzamà, i Fratelli Mancuso cantano storie intessute di idiomi e suoni antichi che, nei vortici di una continua affabulazione, ritornano incessantemente alla loro terra natìa, dove grazie alla loro arte sembrano fondersi mondi in apparenza inconciliabili. Eredi privilegiati di una tradizione che hanno trasfigurato nel prisma dei loro innumerevoli strumenti e alfieri di un canto intimo ed essenziale, a oltre dieci anni dal loro ultimo disco di inediti, i due fratelli ritornano così a tessere filati di straordinaria fattura, in mirabile equilibrio tra il filo della memoria personale e il respiro solenne della storia. Immersi in una dimensione quasi onirica, intimi e a volte sofferti quadri di vita quotidiana si aprono, con squarci di grande impatto, sulle tragedie che dilaniano il nostro presente. Culmine effettivo di una creatività fuori dal comune, Manzamà si avvale dell’apporto di altri artisti e compositori, tra i quali, in particolare,  Franco Battiato, Aldo Giordano, Marco Betta, German Diaz, Ferruccio Spinetti, Arnaldo Vacca, Mario Arcari e Giovanni Sollima e, nel ricco libretto, dei dipinti di Beppe Stasi a corredo di canti che trasudano di esperienze vissute in prima persona, nel corso di una carriera decisamente fuori dal comune.

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